Si distinguono sindromi da modificazioni della pressione atmosferica in eccesso (iperbaropatie) o in difetto (ipobaropatie).

Le iperbaropatie sono connesse con specifiche attività professionali  o attività sportive (immersioni); si tenga presente che in quest'ambito gli effetti lesivi non sono prodotti tanto dalla pressione atmosferica in eccesso o in difetto quanto invece dalla modificazione, rapida e marcata, della stessa. In caso di repentino au­mento della pressione atmosferica possono comparire sintomi definiti da "compres­sione" e rappresentati da dolori auricolari e ronzii, vertigini, dispnea, ipotensione e bradicardia.

Un rapido decremento della pressione atmosferica invece, determina sindromi da decompressione che possono associarsi alla comparsa di sintomi lievi come otalgie, vertigini, ronzii ed ipoacusia, dolori ai seni frontali e paranasali con respiro affannoso e meteorismo intestinale sino a sindromi talora letali determinate dalla liberazione tumultuosa dell'azoto (disciolto nel sangue e nei tessuti a seguito della compressione dell'aria) sotto forma di piccole bolle emboliche. Si possono quindi avere nevralgie, dolori articolari, vomito ed epistassi o, addirit­tura, morte istantanea per aeroembolismo polmonare massivo.

Le ipobaropatie più comuni si osservano invece ad "alta quota" e presentano una sintomatologia sovrapponibile caratterizzata da malessere generale, vertigini, senso intenso di affaticamento e nausea; si distinguono in:

- Male di montagna: interessa individui che abbiano effettuato una rapida salita a notevoli altitudini ed in tempi brevi senza consentire all'organismo di mettere in atto i meccanismi di compenso per contrastare la riduzione della pressione par­ziale di O2; la prognosi tuttavia è solitamente buona.

- Male cronico da altitudini: colpisce coloro che abitano ad altitudini maggiori dei 3000 mt e che hanno deficit dei meccanismi di compenso emopressorio. Anche in questo caso la prognosi è buona ed è sufficiente il ritorno alla pianura.

- Male degli aviatori: oggi è molto raro; colpisce coloro che viaggiano in aerei non pressurizzati.

Ma cosa succede quando affrontiamo un viaggio in aereo?

Al decollo e all' atterraggio si avverte un fastidio alle orecchie, che può perdurare dopo lo sbarco. La parte coinvolta è l' orecchio medio (separato dall' esterno dalla membrana timpanica) dove hanno sede tre ossicini attraverso cui il suono si propaga all' orecchio interno, che lo trasmette al cervello. «La pressione presente nell' orecchio medio è mantenuta uguale a quella esterna grazie a un condotto, tuba di Eustachio, che lo collega con la parte del naso adiacente alla gola e che si apre o si chiude secondo necessità». Compensazione Quando l' aereo prende quota la pressione atmosferica diminuisce e aumenta quando l' aereo atterra. Importante è che la pressione nell' orecchio medio si mantenga uguale, grazie alle tube di Eustachio.

Per favorire l' uniformarsi della pressione è utile compiere una manovra simile alla compensazione dei subacquei o si può masticare una caramella, perché la deglutizione favorisce l' apertura delle tube. Il problema sopraggiunge quando le tube sono bloccate da malattie concomitanti, come un raffreddore o una rinite allergica. «Allora, il mutamento di pressione non viene compensato e può verificarsi un' otite media barotraumatica, un' infiammazione dell' orecchio medio». Ne può derivare un versamento, prima sieroso, poi mucoso e si avvertono sintomi quali dolore, fischi e ronzii all' orecchio, vertigini, calo dell' udito. Per questa ragione è fondamentale, prima del decollo, curare al meglio la rinite. In genere, il mal d' orecchi d' aereo passa subito o, al massimo, nel giro di qualche ora. «In rari casi, può verificarsi la rottura della membrana che separa l' orecchio medio dal labirinto, l' organo deputato all' equilibrio. Tale rottura può provocare vertigini gravi e la perdita irreversibile dell' udito».

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Consigli pratici:

Che cosa FARE?

Manovra di Valsalva: è la manovra di compensazione operata anche dai sub durante le immersioni. Consiste nel soffiare delicatamente con naso e bocca chiusi (in pratica si spinge aria nell' orecchio).

Masticazione: masticare una caramella o un chewing gum favorisce l' apertura della tuba di Eustachio e quindi la ventilazione dell' orecchio.

Decongestionanti nasali: da usare prima del decollo in caso di raffreddore o rinite.

Cosa NON FARE.

Evitare di chiudere il naso e in contemporanea deglutire: è una manovra sbagliata che favorisce una riduzione della pressione nell' orecchio medio e quindi aumenta il fastidio, invece che alleviarlo. In caso di otite media o di un versamento dell' orecchio medio è meglio evitare di volare; se sono presenti dolori all' orecchio, è opportuno consultare uno specialista in otorinolaringoiatria prima di imbarcarsi per il volo.