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La buona riuscita di un prelievo ematico dipende dalla competenza dell'operatore, da una serie di variabili indipendenti, quali: il luogo, il dispositivo, l'anatomia del paziente, la sua emotività.

Le provette devono essere etichettate prima del prelievo, mai successivamente. Le etichette, oltre all'identificazione del paziente, devono indicare l'area diagnostica, il tipo di provetta necessaria, il volume di campione.

L’area diagnostica è indicata da una sigla che corrisponde alla postazione analitica (posto di lavoro) presso la quale verrà effettuato il test.

Accertamento di identità del paziente

La prima operazione che il prelevatore deve eseguire consiste nell’accertare l’identità del paziente.
Tale accertamento avviene chiedendo al paziente di pronunciare il proprio cognome e nome, verificando così la corrispondenza con il documento d’identità (completo di fotografia) e con l’etichetta posta sulle provette (Controllo Qualità del Servizio).
Per alcuni test di laboratorio deve essere acquisito il Consenso Informato da parte dell’operatore.
Il consenso informato rappresenta un momento particolarmente importante del processo assistenziale, per cui ogni prelevatore ha l’obbligo di fornire al paziente una corretta e completa informazione sul test di laboratorio che verrà eseguito e informarlo degli eventuali esami aggiuntivi che verranno effettuati in caso di ottenimento di un risultato che potrebbe richiedere approfondimenti.
Il prelevatore ha il compito di verificare che il paziente abbia capito e compilato il consenso in tutte le sue parti.

Preparazione del paziente

Prima di eseguire il prelievo, il prelevatore deve sempre accertarsi delle condizioni fisiche del paziente, ottenendo informazioni sul digiuno, sull'attività fisica e postura immediatamente precedenti il prelievo (ultimi 60-90 min) e sulla condizione emotiva.
Uno degli obiettivi del prelevatore è ridurre l'ansia del paziente, che è uno dei fattori generali di vasocostrizione. Un'atmosfera calma è un requisito importante per realizzare un buon prelievo.
Se il prelevatore lo ritiene necessario o su esplicita richiesta da parte del paziente effettuare il prelievo di sangue in posizione sdraiata(su lettino).

Prima dell'esecuzione del prelievo è buona norma che, il prelevatore, si lavi le mani; in alternativa si può utilizzare del gel disinfettante.

L’operazione successiva sarà quella di indossare i guanti, onde evitare contaminazione ematica, a maggior ragione in presenza di lesioni cutanee (del paziente o del prelevatore) che potrebbero contaminare individui o materiali.

Punto di prelievo

Le vene centrali dell'avambraccio, cubitale e cefalica, sono da preferirsi; in alternativa, possono essere utilizzate anche la vena basilica e quelle del dorso del braccio. Le vene del polso e della mano sono da utilizzarsi solo qualora i precedenti siti non siano accessibili, mentre quelle del doso dei piedi rappresentano l'ultima risorsa a causa della maggiore probabilità di complicazioni.
Sono invece da evitare prelievi da ampie cicatrici a seguito di ustioni o chirurgia, del braccio omolaterale ad esito di mastectomia (i risultati degli esami potrebbero essere alterati per la presenza di linfoedema), da siti contigui ad ematomi, trombosi o edemi, da dispositivi per terapia endovenosa e/o trasfusioni di sangue.

Ci sono varie tecniche per localizzare la vena:
1.  tecnica "pump": dopo l’apposizione del laccio emostatico, si fa pompare il sangue del paziente facendogli aprire e chiudere il pugno. Questa tecnica può causare un aumento considerevole di potassio.

2.  Un altra tecnica da evitare è quella di battere ripetutamente il dito sul luogo di puntura.

3.  La tecnica corretta per localizzare la vena del paziente:
        1- Inclinare il braccio del paziente verso il basso;
        2- far chiudere e aprire il pugno al paziente (senza pompare);
     3- eventualmente massaggiare il sito scelto per il prelievo in senso opposto al flusso venoso;
        4- scaldare la zona dove si desidera effettuare il prelievo con un panno caldo.

Laccio emostatico

L'applicazione del laccio emostatico rappresenta una prassi consolidata per favorire l'identificazione del sito più idoneo ed evitare il collasso del vaso durante la procedura.
Esistono tuttavia evidenze che la misurazione di alcuni parametri (albumina, elettroliti, emoglobina, ematocrito, numero di elementi corpuscolati, tempo di protrombina, D-dimero, fibrinogeno) può essere influenzata da entità (pressione esercitata dal laccio) e durata (tempo di applicazione del laccio) della stasi.
Una stasi superiore ai 60 secondi genera pressione nella vena provocando emoconcentrazione del campione e innalzamento del valore del potassio. Pertanto in presenza di vene grosse, visibili e palpabili, sarebbe preferibile non applicate il laccio emostatico.
Quando si renda invece necessario applicare il laccio per rendere maggiormente visibili le vene, occorre procedere come segue:
1- posizionare il laccio circa 10 cm al di sopra del sito prescelto, utilizzare una pressione sufficiente a generare stasi venosa ma non a causare dolore, fastidio o ostacolare la circolazione arteriosa (il polso arterioso deve essere ancora palpabile);
2- non mantenere il laccio in sede per più di un minuto e comunque non per tutta la durata del prelievo (quando è necessario più tempo per identificare una vena idonea o terminare il prelievo, il laccio può essere rilasciato e riapplicato).

Disinfezione del luogo di puntura

...........detergere accuratamente la cute utilizzando preferibilmente un batuffolo di ovatta imbevuto di soluzione alcolica (alcool etilico e/o clorexidina) procedendo sempre nello stesso verso (onde evitare di rendere vana la detersione), asciugando poi completamente la cute con un batuffolo di ovatta asciutto (onde evitare contatto tra sangue ed alcool, frequente causa di emolisi).

Dispositivi monouso
Sia per la sicurezza di paziente ed operatore, sia per evitare la contaminazione dei campioni è raccomandato utilizzare dispositivi monouso che prevedano l'eliminazione di tutte le parti a diretto contatto con il sangue del paziente. Sono dispositivi che prevedano l'integrazione di aghi monouso, sistemi di supporto (“holder”, adattatori o "camicie") e provette primarie sottovuoto ("vacuum").
L’ago monouso viene connesso avvitandolo al supporto della camicia accertandosi che sia ben allineato.
Si raccomanda di preferire l'utilizzo di aghi tradizionali , riservando i “butterfly” (aghi a “farfalla”) a situazioni specifiche, quali vene difficilmente accessibili con il dispositivo tradizionale per sede o calibro o espressa richiesta da parte del paziente.
Preferire aghi di calibro pari a 20 o 21G “gauge”, riservando l'utilizzo di aghi di calibro inferiore a prelievi su vene piccole o particolarmente fragili. L’utilizzo di un ago di diametro inferiore a 23 (G), può indurre emolisi e modeste variazioni di alcuni comuni analiti (soprattutto ioni, indici fibrinolitici e conta piastrinica).

Tecnica di prelievo

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La mano che effettua la perforazione dovrebbe continuare a tenere il sistema di prelievo. Questo per evitare che la spinta della provetta faccia avanzare l’ago perforando la parete posteriore della vena.

Sono da evitare cambiamenti di mano che non siano necessari!

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Nella malaugurata circostanza in cui il prelievo fallisca, si raccomanda di evitare d'accanirsi con l'ago all'interno del sito di prelievo; ciò comporta un'inevitabile lesione dei tessuti, danni al paziente e la probabile compromissione dell'idoneità del campione. In questa circostanza, si raccomanda di avanzare o arretrare cautamente l'ago (la vena può non essere stata infilata o può essere stata oltrepassata), sostituire la provetta (potrebbe aver perso il vuoto), estrarre l'ago ed eliminarlo.

Non utilizzare mai lo stesso ago per la ripetizione del prelievo!

Se l'esito fosse ancora negativo considerare l'utilizzo di un “butterfly”. Dopo due tentativi falliti, sarebbe bene inviare il paziente ad altro prelevatore o, in assenza di un collega, riprovare solo dopo che il paziente si sia tranquillizzato.

Riempimento della provetta e miscelazione del sangue con l'additivo
Durante il prelievo ematico, l’operatore deve verificare che la quantità di sangue sia tale da garantire il giusto rapporto con l’anticoagulante e comunque sufficiente, specificamente nel caso del siero (provetta tappo giallo, rosa o blu) ad eseguire molteplici esami. Il corretto riempimento può essere verificato visivamente dall'operatore grazie alla linea di riempimento presente sulla provetta.
Immediatamente dopo la raccolta, le provette contenenti un anticoagulante (soprattutto sodio citrato ed EDTA) devono essere invertite delicatamente da 4 a 6 volte, al fine di garantire la corretta miscelazione tra sangue ed anticoagulante.
Le provette devono essere agitate delicatamente. La miscelazione vigorosa può causare schiuma o emolisi!
Se il prelevatore si accorge di palesi errori di prelievo, potrà valutare la necessità di raccogliere subito altri campioni o contattare il laboratorio per delucidazioni.

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La raccomandazione è anche supportata dal decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 235 dell'8/10/1990 "Norme di prevenzione da contagio professionale da HIV", ove all'art. 2 s'introduce l'obbligo dell'eliminazione sicura del materiale utilizzato per il prelievo e si sottolinea la necessità di non re-incappucciare gli aghi prima del loro smaltimento.
Raccomandazioni scientifiche relative all'utilizzo dell'“holder” fanno esplicitamente riferimento ad un rischio biologico per l'operatore (e non per il paziente) addetto al prelievo e per eventuali altre figure professionali addette allo smaltimento dei rifiuti biologici. 

Poiché in sintesi non sono oggi disponibili dati a dimostrazione di pericolo né diretto per il paziente, né indiretto per effetto di errori analitici da cross-contaminazione dovuti al riutilizzo della camicia, nella ragionevole certezza che l'“holder” non sia stato contaminato da sangue, esso può essere riutilizzato. Qualora, al contrario, vi sia anche solo il sospetto di contaminazione ematica, l'”holder” deve essere eliminato.
Il materiale usato per la disinfezione della cute (cotone) e tutto quello eventualmente contaminato deve essere gettato nel contenitore dei rifiuti speciali (sacco giallo).

Il prelievo ematico, per quanto banale, rappresenta pur sempre una procedura invasiva, pertanto il prelevatore deve sempre mantenere un comportamento consono alla situazione ed osservare sempre un atteggiamento di disponibilità e cortesia.

Assistenza clinica durante e dopo il prelievo venoso 

Tra le complicanze più frequenti troviamo:

- Sincope, Shock, Lipotimia (svenimento) o imprevista non sensibilità
La condotta di comportamento in questi casi è:
  Se possibile distendere il paziente o abbassare la testa e le braccia;
  Allentare gli abiti stretti;
  Sollevare gli arti inferiori;
  Se il caso non si risolve in tempi rapidi chiamare il 118.

- Nausea
La condotta di comportamento in questi casi è:
  Mettere il paziente nella condizione più confortevole possibile;
  Far respirare il paziente in modo profondo e lento;
  Applicare compresse fredde alla fronte;
  Se il caso non si risolve in tempi rapidi chiamare il 118.

- Vomito
La condotta di comportamento in questi casi è:
  Dare al paziente un bacile o un cartone;
  Tenere a portata di mano fazzoletti di carta;
  Fornire acqua per il risciacquo della bocca;
  Se il caso non si risolve in tempi rapidi chiamare il 118.

- Convulsioni
La condotta di comportamento in questi casi è:
  Proteggere il paziente da eventuali possibilità di ferirsi. Non impedire completamente i movimenti delle estremità del paziente, ma tentare di impedire il loro ferimento e cercare di mantenere il paziente su un fianco.;
  Se il caso non si risolve in tempi rapidi chiamare il 118.

- Casi gravi
  Nel caso di malori gravi del paziente (es. fratture ossee, arresto cardiocircolatorio, crisi ipertensiva, dispnea grave, aritmie ecc…) chiamare il 118 e attendere l’arrivo degli addetti al servizio di emergenza.
Nel caso di frattura ossea non movimentare il paziente