La varicella, malattia esantematica per la quale non esiste ancora l’obbligatorietà del vaccino, è tuttora una delle infezioni più comuni che colpisce adulti e bambini. Come tutte le malattie esantematiche durante la varicella, a meno di manifestazioni molto gravi o situazioni a rischio, non c’è molto da fare se non lasciare sfogare completamente la malattia alleviando come si può quelli che sono i disturbi da essa provocati.

La varicella è una malattia comune tra i bambini al di sotto dei 12 anni.

Un rash di macchie pruriginose che somigliano a vesciche si possono manifestare su tutto il corpo e possono essere accompagnate da sintomi simil-influenzali, sintomi che di solito scompaiono senza trattamento.

Poiché l’infezione è molto contagiosa, un bambino infetto da varicella deve rimanere a casa e riposarsi fino a quando i sintomi non sono scomparsi del tutto.

La varicella è causata dal virus varicella-zoster (VZV). I bambini possono essere protetti dal virus responsabile della varicella attraverso la somministrazione del vaccino contro la varicella, che di solito viene somministrato in età compresa tra i 12 ed i 15 mesi. Nel 2006, il Centers for Disease Control and Prevention (CDC), ha raccomandato un richiamo dai 4 ai 6 anni di età per avere un’ulteriore protezione. Il CDC raccomanda inoltre che le persone dai 13 anni di età e gli anziani che non hanno mai contratto la varicella o che siano senza vaccino prendano le due dosi del vaccino almeno con 28 giorni di distanza l’uno dall’altro.

Una persona di solito può manifestare un solo episodio di varicella, ma i virus possono rimanere inerti all’interno del corpo e causare un diverso tipo di eruzione cutanea in un secondo momento della vita chiamato herpes zoster. Prendere il vaccino contro la varicella abbassa notevolmente nel bambino la possibilità di contrarla, anche se non esclude lo sviluppo dell’herpes zoster in seguito. 

Eziologia

La varicella è una malattia acuta, conseguente all'infezione primaria da virus Varicella-Zoster, un virus appartenente alla famiglia degli Herpesviridae. Come tutti i virus della famiglia herpesviridae, esso possiede un genoma a DNA.

Il virus viene rilasciato nelle secrezioni nasali e faringee nonché nelle vescicole cutanee, per cui il contagio può avvenire mediante le goccioline di saliva disperse nell'aria con tosse, starnuti o baci, o con il contatto diretto con le eruzioni cutanee.

La malattia viene trasmessa specialmente attraverso la saliva, con contagiosità particolarmente elevata, in gruppi permanenti (nuclei familiari, studenti, detenuti, soldati...). Viene diffusa principalmente con i colpi di tosse e nel caso di contatto ripetuto e prolungato con un malato. Anche nella possibilità di assenza di tosse e febbre un elemento di contagio non trascurabile è rappresentato dal tocco delle vesciche che si vengono a formare sulla pelle del malato: in caso di rottura la lesione deve essere immediatamente coperta e il liquido drenato con garze imbevute di disinfettanti. Inoltre, la malattia può svilupparsi dopo contatto con individui malati di Herpes zoster (Fuoco di Sant'Antonio), o di alcune varietà di Herpes labiale con tatto e saliva.

Il periodo di incubazione della malattia (nel quale il virus non risulta contagioso) varia dai 10 giorni alle 3 settimane (solitamente 13-17 giorni) prima dell'uscita delle prime papule pruriginose. Il malato è contagioso da 2 o 3 giorni prima della comparsa dell'eruzione cutanea, poi la contagiosità si riduce del 70%, durando fino a quando tutte le lesioni si sono trasformate in croste. Le macchie cutanee successive alla caduta delle croste possono durare anche 21 giorni o più, ma sono assolutamente prive di contagiosità e rappresentano un'alterazione puramente estetica.

Patogenesi

Il virus infetta le cellule della mucosa respiratoria ed i linfonodi regionali, dove si moltiplica, dopodiché passa nel sangue (prima viremia), e raggiunge il fegato, la milza, altri linfonodi, dove si replica ulteriormente. A questa moltiplicazione segue una seconda fase di viremia, in cui il virus raggiunge la cute e le mucose.
Nelle cellule epiteliali il virus causa le lesioni sotto forma di esantema: da lesioni maculo-papulose si trasformano rapidamente in vescicole rotodeggianti od ovalari con contenuto sieroso e limpido, che diventano poi purulente e torbide decretando così la trasformazione in pustole.

Le complicanze della varicella possono essere l'infezione batterica (impetiginizzazione) delle vescicole cutanee; la glomerulonefrite da immunocomplessi; se la risposta immunitaria del malato è inefficiente, il virus può causare una infezione disseminata che coinvolge polmoni, apparato digerente, sistema nervoso centrale. Particolarmente pericolose, sia per gli adulti che per i bambini, sono le polmoniti interstiziali provocate da stafilococco. In episodi rari, sia negli adulti sia nei bambini, può svilupparsi encefalite, spesso con interessamento del cervelletto.

Clinica

La varicella causa un rash rosso e pruriginoso sulla pelle che appare di solito prima sul ventre o sulla schiena e viso, e poi si propaga a quasi tutto il corpo, compreso il cuoio capelluto, la bocca, il naso, le orecchie e i genitali. L’eruzione cutanea inizia con piccole e multiple protuberanze rosse che sembrano brufoli o morsi di insetto, sviluppa quindi delle sottili vesciche piene di liquido chiaro, che diventano torbide. La pelle della vescichetta si rompe, lasciando una piaga aperta,  che infine sviluppa una crosta che diventa secca e marrone.
Le vesciche della varicella hanno di solito meno di mezzo centimetro di larghezza, hanno un colore rossastro alla base e appaiono in più riprese da 2 a 4 giorni. L’eruzione cutanea può essere più ampia o grave nei bambini che hanno disturbi della pelle come l’eczema.

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Alcuni bambini hanno la febbre, dolori addominali, mal di gola, mal di testa, o una vaga sensazione di malessere uno o 2 giorni prima che l’eruzione cutanea appaia. Questi sintomi possono durare per un paio di giorni, durante i quali la febbre rimane tra i 37,7 ° e i 38,8 ° C, anche se in rari casi può essere più elevata. I bambini più piccoli hanno spesso sintomi lievi e un minor numero di vesciche dei bambini più grandi o degli adulti.
Tipicamente la varicella è una malattia lieve, ma può colpire alcuni bambini, adolescenti, adulti,e le persone con sistema immunitario debole, in modo particolarmente grave. Alcune persone possono sviluppare infezioni batteriche che coinvolgono la pelle, i polmoni, le ossa, le articolazioni e il cervello (encefalite). Anche i bambini con sistema immunitario normale possono occasionalmente sviluppare complicanze, più comunemente infezioni della pelle in prossimità delle vesciche.

 

La caratteristica principale del quadro cutaneo è la completa asincronia delle lesioni. Spesso infatti si riscontrano diverse lesioni in vari stadi evolutivi, andando a identificare il cosiddetto "effetto a cielo stellato".

Chiunque abbia avuto la varicella (o abbia fatto il vaccino contro la varicella) da bambino è a rischio di sviluppare l’herpes zoster più avanti nella vita, e di questi fino al 20% lo sviluppa effettivamente.

Le persone che non hanno avuto la varicella possono prenderla anche da qualcuno con l’herpes zoster, ma non possono prendere l’herpes zoster stesso. Questo perché l’herpes zoster può svilupparsi solo da una riattivazione del VZV in qualcuno che ha già avuto la varicella.

Dopo una prima infezione, infatti, il VZV può rimanere inattivo nelle cellule nervose vicino al midollo spinale e riattivarsi successivamente come herpes zoster, che può causare formicolio, prurito, o dolore seguito da una eruzione cutanea rossa con protuberanze e vesciche. L’herpes zoster è talvolta trattato con farmaci antivirali, steroidi, e antidolorifici; nel maggio 2006 la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato un vaccino per prevenire l’herpes zoster nei pazienti ultrasessantenni.

Varicella in gravidanza

Nelle donne incinte gli anticorpi prodotti, in seguito a vaccinazioni o per una infezione precedente, vengono trasferiti attraverso la placenta al feto. Le donne immuni alla varicella non possono essere infettate, e non devono preoccuparsi per se stesse o per il loro bambino durante la gravidanza.

Nelle donne non immunizzate, invece, durante la gravidanza è possibile anche la trasmissione del virus attraverso la placenta, con conseguente infezione del feto. L'infezione materna è inoltre associata a parto prematuro. Se l'infezione si verifica durante le prime 28 settimane di gestazione, può portare alla "sindrome da varicella fetale" o "sindrome da varicella congenita".

Queste malformazioni congenite si presentano nel 2% dei casi ed includono:

Danni al cervello: encefalite, microcefalia, idrocefalo, aplasia del cervello, atrofia corticale, ritardo mentale;
Danni agli occhi: corioretinite, microftalmia, cataratta, atrofia ottica;
Altri disturbi neurologici: danni al midollo spinale a livello cervicale e lombo-sacrale, deficit sensoriali e motori, riflessi tendinei profondi assenti, anisocoria, sindrome di Horner;
Danni al corpo: ipoplasia delle estremità superiori e/o inferiori, disfunzioni della vescica e dello sfintere anale;
Patologie della cute: lesioni cutanee cicatriziali, ipopigmentazione.

L'infezione contratta dai 5 giorni precedenti alla nascita ai 2 giorni successivi viene indicata come "varicella neonatale", e la manifestazione clinica è quella tipica della varicella.
Il rischio del bambino di sviluppare la malattia è maggiore con un'esposizione all'infezione nel periodo che va da 7 giorni prima della nascita fino a 7 giorni dopo. Il bambino può anche essere esposto al virus tramite i fratelli o altri contatti, ma questa esposizione è meno preoccupante, se la madre gli ha trasmesso l'immunità. I neonati che sviluppano sintomi sono ad alto rischio di polmonite e di altre gravi complicazioni della malattia.

Diagnosi

A differenza del rash vaioloso, quello varicelloso si localizza soprattutto al dorso, risparmiando gli arti.

La diagnosi di varicella è principalmente clinica, con la presentazione dei "primi" tipici sintomi prodromici a cui succede la caratteristica eruzione cutanea. La conferma della diagnosi può essere ricercata sia attraverso l'esame del liquido contenuto nelle vescicole, sia analizzando il sangue per evidenziare la presenza di una risposta immunologica acuta.

Il liquido vescicolare può essere analizzato con l'esame per immunofluorescenza diretta. Il fluido può essere anche coltivato, nel tentativo di far crescere il virus nel campione. Le analisi del sangue possono essere utilizzate per identificare una risposta a infezione acuta (IgM) o l'immunità successiva ad una precedente infezione (IgG).

Prima che il vaiolo fosse completamente eradicato, la varicella poteva essere facilmente confondibile con esso e quindi entrava in diagnosi differenziale. Le due malattie possono essere distinte con vari metodi. A differenza del vaiolo, la varicella normalmente non si localizza al palmo delle mani e alla pianta dei piedi; inoltre, le pustole varicellose hanno una dimensione variabile a seconda del momento in cui vengono a crearsi, mentre le pustole vaiolose sono tutte all'incirca della stessa dimensione. Oltre alla clinica sono disponibili numerosi esami di laboratorio per determinare se si tratta di varicella nella valutazione di casi sospetti di vaiolo.

La diagnosi prenatale di infezione da varicella fetale può essere eseguita utilizzando l'ecografia, si consiglia di aspettare 5 settimane dopo l'infezione materna primaria. Un esame come la reazione a catena della polimerasi (PCR) del liquido amniotico può anche essere eseguito, anche se il rischio di aborto spontaneo, a causa della procedura di amniocentesi, è maggiore del rischio per il bambino di sviluppare la sindrome della varicella fetale.

Trattamento

La terapia delle forme non complicate è volta semplicemente ad alleviare i sintomi: con antipiretici come il paracetamolo (l'acido acetilsalicilico è controindicato per il rischio d'insorgenza della sindrome di Reye) ed antistaminici per via orale per mitigare il prurito e quindi il riflesso di grattamento; per attenuare la sensazione di prurito è oggi sconsigliato il talco mentolato, in quanto ritarda il consolidamento delle lesioni cutanee. Sono più adatte le creme anti-prurito, il semplice borotalco e naturalmente i preparati lenitivi contro le lesioni da herpes.

Nelle forme complicate da encefalite o polmonite il trattamento con aciclovir, valaciclovir o famciclovir, riduce i giorni di febbre ed il numero di lesioni (purché iniziato entro 24-48 ore dalla comparsa dei primi sintomi), ma è indicato prevalentemente nei soggetti a rischio; può provocare una possibile interferenza negativa con la risposta immune, a causa dell'azione inibente sulla replicazione virale, e quindi provocare al soggetto periodiche lievi ricadute.

N.B.   Se insorgono problemi alle vie respiratorie, si è verificata una sovrainfezione batterica e si deve intervenire con antibiotici: in questo caso è da evitare la sovrapposizione con gli antivirali. Può essere utile far indossare ai bambini guanti di cotone.

CONSIGLI

• Date al vostro bambino alimenti che siano freddi, morbidi, e blandi perché la varicella in bocca può rendere il bere e il mangiare difficoltosi. Evitate di alimentare vostro figlio con cibi acidi e soprattutto salati, come il succo d’arancia.

• Date al vostro bambino paracetamolo (tachipirina, efferalgan) regolarmente per alleviare il dolore se il bambino ha vesciche in bocca.

Non usare mai l’aspirina per ridurre il dolore o la febbre nei bambini con la varicella perché l’aspirina è stata associata con la grave malattia della sindrome di Reye, che può portare ad insufficienza epatica e perfino a morte.

• Per quanto possibile, scoraggiate i bambini dal grattarsi. Questo può essere difficile per loro, così valutate l’ipotesi di far indossare al bambino calze o muffole sulle mani per evitare di graffiarsi durante il sonno. In aggiunta, tagliate le unghie e tenetele pulite per contribuire a ridurre gli effetti dei graffi, comprese le rotture delle vesciche e le infezioni.

• A livello topico la Calendula, indicata per il trattamento delle dermatosi, delle ustioni, …può essere usata per alleviare il prurito perchè capace di un’azione antinfiammatoria, antisettica e cicatrizzante; in pratica attenua le eruzioni cutanee della varicella. Non sono noti effetti collaterali, come ad es. reazioni allergiche, pertanto può essere usata con sicurezza; è preferibile acquistarla sotto forma di pomata contenente la tintura madre al 20 – 30%, o in alternativa si possono fare delle toccature sulle vescicole con la tintura madre diluita al 50%. Si raccomanda di valutare con il proprio medico se ricorrere all’uso della Calendula, perché non tutto il mondo scientifico concorda sull’uso di preparazioni semisolide sulle manifestazioni cutanee della varicella.

La profilassi prevede un periodo di isolamento di durata variabile (di solito 2 settimane per i soggetti colpiti da forme più aggressive, 1 settimana per quelli con forme lievi).

Una volta esaurite la febbre e la tosse (bisogna aspettare almeno 60-72 ore consecutive senza febbre), un malato può uscire, ma deve fare molta attenzione ad evitare la rottura accidentale delle vesciche per evitare di contagiare altre persone. Un buon sistema per proteggere eventuali vescicole "a vista" può essere la loro copertura con cerotti oppure garze, applicati con la dovuta cautela. Il ricambio d'aria delle stanze va effettuato solo dopo disinfezione, preferibilmente con un vaporizzatore, onde evitare di disperdere nell'atmosfera un ingente quantitativo di virus.

Nei soggetti ad alto rischio è possibile anche l'immunoprofilassi passiva con somministrazione di immunoglobuline normali o specifiche.

Prognosi

La varicella è raramente fatale, anche se è generalmente più grave nei maschi adulti rispetto alle femmine adulte o ai bambini. Le donne in gravidanza non immuni e gli individui con un sistema immunitario compromesso sono a più alto rischio di complicanze gravi. Si ritiene che la varicella possa essere la causa di un terzo dei casi di ictus nei bambini. La più comune complicanza tardiva della varicella è l'herpes zoster, causato dalla riattivazione dopo decenni del virus varicella zoster a seguito dell'episodio iniziale di varicella.

......Herpes zoster

A differenza dei virus che causano le altre infezioni infantili e contrariamente a quanto supposto fino a pochi anni or sono, il virus della varicella varicella-zoster rimane attivo anche dopo il suo manifestarsi nell'individuo: il virus infatti, una volta esaurita la fase di invasione primaria come comune varicella, si ritira nelle terminazioni nervose e può manifestarsi nuovamente sotto forma di herpes zoster, più comunemente denominata Fuoco di Sant'Antonio, negli adulti. Questa malattia in genere può insorgere in soggetti più deboli: Molti uomini, che hanno avuto la varicella da bambini, sono suscettibili a queste ricadute da adulti, spesso con l'accompagnamento della nevralgia post-erpetica, una condizione dolorosa che rende difficile il sonno. Anche al termine dei rash possono rimanere delle sequele dolorose (nevralgia posterpetica).

L'Herpes zoster colpisce un adulto su tre, in particolare in coloro che sono immunosoppressi, spesso quando vi è un tumore o un'infezione da HIV. Tuttavia, lo stress può portare a ricadute.
Un vaccino per l'herpes zoster è disponibile per gli adulti over 50 che hanno avuto la varicella durante l'infanzia o che hanno già avuto l'herpes zoster. Il vaccino per l'herpes zoster riduce l'impatto delle recidive e dei suoi sintomi.

Studi recenti hanno rilevato che le vescicole hanno finito per lasciare con sempre maggiore frequenza sgradevoli lesioni cutanee. Questa complicazione, un tempo limitata ai malati che rompevano le bolle prima del tempo, si presenta oggi anche in soggetti che avevano rispettato le indicazioni mediche di non toccare le lesioni. Si ipotizza che il problema sia dovuto all'eccessiva aggressività di alcuni preparati per attenuare il prurito, ma non è da escludere un'evoluzione "aggressiva" del virus Zoster.

Prevenzione

I medici raccomandano che i bambini ricevano il vaccino contro la varicella quando si trovano dai 12 ai 15 mesi di età ed un richiamo dai 4 ai 6 anni di età.
Il vaccino è efficace circa dal 70% al 85% nel prevenire l’infezione lieve e in più del 95% dei casi nella prevenzione delle forme da moderata a grave dell’infezione. Anche se il vaccino funziona abbastanza bene alcuni ragazzi immunizzati contraggono ugualmente la varicella; in questo caso tuttavia i sintomi saranno particolarmente miti rispetto a coloro che non hanno preso il vaccino e vengono infettati.
I bambini sani che hanno avuto la varicella non è necessario che ripetano il vaccino – poichè l’immunità così acquisita è di norma sufficiente per l’intera vita.

Riammissione a scuola
Un bambino con la varicella dovrebbe essere tenuto lontano dalla scuola fino a quando tutte le vesciche non siano secche, di solito circa 1 settimana. Se non siete sicuri che il vostro bambino sia pronto a tornare a scuola, rivolgetevi al medico.

Quando chiamare il medico

Chiamate il vostro medico se ritenete che il vostro bambino abbia la varicella, se avete una domanda o se solo siete preoccupati per una possibile complicazione. Il medico vi può guidare preservando il paziente da complicazioni e nella scelta di farmaci per alleviare il prurito. Nel portare il vostro bambino dal medico fate sapere in anticipo all’ambulatorio che il vostro bambino potrebbe avere la varicella, è importante fare in modo che altri ragazzi nell’ambulatorio non siano esposti perchè, per alcuni di loro, una infezione da varicella può causare gravi complicazioni.

Chiamate il medico se il bambino:
• Ha la febbre che dura da più di 4 giorni o che si alza al di sopra dei 38.8 °.
• Ha una grave tosse o difficoltà di respirazione.
• Ha una superficie di eruzione cutanea da cui esce pus o diventa rosso, caldo, gonfia o dolente.
• Ha un forte mal di testa.
• Prova un insolita sonnolenza o ha difficoltà a svegliarsi.
• Ha problemi a guardare la luce.
• Ha difficoltà a camminare
• Sembra confuso.
• Sembra molto malato o vomita.
• Ha torcicollo.

Vaccinarsi SI o No?

Alcuni paesi richiedono la vaccinazione contro la varicella prima di iniziare a frequentare la scuola elementare.

Una dose di vaccino non è sufficiente per una prevenzione permanente, ma è necessaria una seconda somministrazione dopo cinque anni dall'immunizzazione iniziale. Ciò fa attualmente parte del programma di immunizzazione di routine negli Stati Uniti.

In Italia il vaccino è raccomandato, ma non obbligatorio, per gli adolescenti che non si sono ancora ammalati, per chi è a contatto con i bambini (maestre, educatrici) o per i malati e i familiari di persone suscettibili e con difese immunitarie ridotte. Una persona vaccinata potrebbe comunque avere un caso, seppur lieve, di varicella, se infettata. Il vaccino è a pagamento in gran parte delle regioni italiane; è stato introdotto come vaccino raccomandato e gratuito solo in Toscana, Veneto, Sicilia e dal 2015 lo sarà anche in Provincia Autonoma di Trento.

Cenni Storici

Per lungo tempo la varicella è stata considerata una forma speciale di vaiolo. Si ritiene che la prima descrizione della malattia sia ad opera dell'italiano Gianfilippo Ingrassia nel XVI secolo. Nel secolo successivo, il medico inglese Richard Morton coniò, per la malattia, il termine di chickenpox, ritenendola appunto una forma lieve del vaiolo, denominato in lingua inglese smallpox.

Bisogna arrivare al XVIII secolo, e precisamente nel 1767, perché un altro inglese, il medico William Heberden, fornisse alcune prove che si trattavano di due malattie distinte. Tuttavia, fino ai primi anni del XX secolo, la diversità tra le due condizioni patologiche era ancora oggetto di contese nella comunità scientifica.

Nel 1875 Rudolf Steiner dimostrò che la varicella era causata da un agente infettivo: Steiner prelevò del fluido dalle vescicole di una persona affetta da varicella e la strofinò sulla pelle di un individuo sano; anche quest'ultimo sviluppò la malattia.
Tra gli anni venti e sessanta del ventesimo secolo, gli scienziati furono impegnati a cercare una correlazione tra la varicella e l'herpes zooster. La scoperta fu fatta, nel 1958, dal virologo statunitense Thomas Huckle Weller e colleghi, che dimostrarono che il virus varicella-zoster (VZV) era causa di entrambe le malattie.
Nel 1974, Michiaki Takahashi sviluppò un vaccino con VZV (varicella-zoster virus) vivi e attenuati come prevenzione per la varicella.

Epidemiologia

La varicella primaria è una malattia endemica in tutti i paesi del mondo, presenta piccole riaccensioni epidemiche ogni 2 o 3 anni ed ha una prevalenza stabile da generazione a generazione.
Nei paesi a clima temperato si tratta di una delle classiche malattie dell'infanzia: la varicella risulta nel 90% dei casi una malattia dei bambini tra i 5 ed i 10 anni di età, con la maggior parte dei casi che si verificano durante l'inverno e la primavera, molto probabilmente a causa dei contatti ravvicinati che avvengono a scuola. Come la rosolia, è rara nei bambini in età prescolare. Ai tropici, la varicella colpisce spesso nelle persone anziane e può causare una condizione più grave. Negli adulti i segni sulla pelle risultano più scuri e le cicatrici appaiono più evidenti rispetto ai bambini.
La varicella è una malattia altamente trasmissibile, con un tasso di infezione del 90% nelle situazioni di stretto contatto. Nei paesi a clima temperato la maggior parte delle persone viene colpita prima dell'età adulta, ma il 10% dei giovani adulti resta sensibile.